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1 marzo 2023

LA POESIA: 1°marzo è la ricorrenza della morte di Gabriele D'Annunzio. Ecco la lirica più famosa. “La pioggia nel pineto” .

 

Taci. Su le soglie del bosco non odo
parole che dici umane; ma odo
parole più nuove che parlano gocciole e foglie
lontane. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici salmastre ed arse,
piove su i pini scagliosi ed irti,
piove su i mirti divini,
su le ginestre fulgenti di fiori accolti,
su i ginepri folti di coccole aulenti,
piove su i nostri vólti silvani,
piove su le nostre mani ignude,
su i nostri vestimenti leggieri,
su i freschi pensieri che l’anima schiude
novella, su la favola bella
che ieri t’illuse, che oggi m’illude,
o Ermione. Odi? La pioggia cade
su la solitaria verdura con un crepitìo che dura
e varia nell’aria secondo le fronde
più rade, men rade. Ascolta. Risponde
al pianto il canto delle cicale che il pianto australe
non impaura, né il ciel cinerino.
E il pino ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti diversi
sotto innumerevoli dita. E immersi
noi siam nello spirto silvestre, d’arborea vita viventi;
e il tuo vólto ebro è molle di pioggia come una foglia,
e le tue chiome auliscono come le chiare ginestre,
o creatura terrestre che hai nome Ermione. Ascolta, ascolta. L’accordo delle aeree cicale a poco a poco
più sordo si fa sotto il pianto che cresce;
ma un canto vi si mesce più roco
che di laggiù sale, dall’umida ombra remota.
Più sordo, e più fioco s’allenta, si spegne.
Sola una nota ancor trema, si spegne, risorge, trema, si spegne.
Non s’ode voce del mare. Or s’ode su tutta la fronda
crosciare l’argentea pioggia che monda, il croscio che varia
secondo la fronda più folta, men folta. Ascolta. La figlia dell’aria
è muta; ma la figlia del limo lontana, la rana,
canta nell’ombra più fonda, chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,Ermione. Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente, par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca aulente,
il cuor nel petto è come pèsca intatta,
tra le pàlpebre gli occhi son come polle tra l’erbe,
i denti negli alvèoli son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta, or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude ci allaccia i mallèoli
c’intrica i ginocchi) chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri vólti silvani,
piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti
leggieri, su i freschi pensieri
che l’anima schiude novella,
su la favola bella che ieri
m’illuse, che oggi t’illude,
o Ermione.