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8 marzo 2023

RISOLTO IL “GIALLO” DELLA MORTE DI PICO DELLA MIRANDOLA: FU AVVELENATO DALL’ARSENICO

 

Il 17 novembre del 1494 moriva a Firenze, in circostanze piuttosto misteriose, il grande umanista e filosofo Giovanni Pico della Mirandola. Originario del Modenese, Pico dimostrò sin dalla tenera età un’intelligenza fuori dal comune e una memoria a dir poco prodigiosa: oltre a padroneggiare le più diverse discipline (tra cui le lettere, la filosofia, la matematica e la teologia), conosceva perfettamente il latino, il greco, l’ebraico, l’aramaico, l’arabo e il francese. Le sue amicizie comprendevano il fior fiore degli intellettuali europei del tempo e a Firenze entrò a far parte della prestigiosa Accademia Neoplatonica, fondata dal filosofo Marsilio Ficino su iniziativa di Cosimo il Vecchio che tanta influenza ebbe nel forgiare la poetica e i valori estetici e culturali del Rinascimento.
 
 La sua curiosità lo portò infine a indagare diversi campi dello scibile e a dedicarsi addirittura all’alchimia, alla magia e alla Cabala, guadagnandosi un’accusa (poi caduta) di eresia. I contenuti della sepoltura di Pico della Mirandola, ovvero ossa, unghie, tessuti molli mummificati, vestiti e ciò che restava del legno della cassa sono stati sottoposti ad una serie di analisi di carattere biologico e chimico-fisico sia per confermare l’identificazione dei resti, sia per rilevare la presenza delle tracce del veleno. I ricercatori hanno utilizzato un approccio multidisciplinare mettendo insieme analisi antropologiche e documentali, datazione al radiocarbonio e analisi del DNA antico, accanto a sofisticate tecniche di microscopia ottica ed elettronica.



Pico morì all’improvviso, poco più che 30enne, suscitando già all’epoca sospetti che fosse stato avvelenato. La causa del decesso, però, fu ritenuta più probabilmente la sifilide. Ora, a più di 500 anni di distanza, lo studio dei suoi resti, conservati in un chiostro vicino alla basilica fiorentina di San Marco, ha confermato che la fine di Pico non fu provocata dal “mal francese”, ma da un avvelenamento da arsenico. La notizia è stata diffusa dall’Università di Pisa, che ha partecipato con alcuni suoi ricercatori a un team internazionale, insieme a studiosi degli atenei di Bologna, del Salento, di Valencia (Spagna), di York (Gran Bretagna) e del Max Planck Institute (Germania), coadiuvati dagli esperti del RIS di Parma. 
 
I risultati delle loro ricerche sono stati pubblicati sul Journal of Forensic and Legal Medicine.
“Gli esami eseguiti hanno dimostrato che nei resti di Pico sono presenti segni riconducibili ad intossicazione da arsenico e che i livelli del veleno erano potenzialmente letali, compatibili con la morte per avvelenamento acuto del filosofo. Ovviamente, che si sia trattato di avvelenamento intenzionale è difficile da dimostrare, anche se questa ipotesi è sostenuta da varie fonti documentarie e storiche”.